Alla ricerca dell’arte perduta: Incontro con Claudio Alicandri

Incontro con ANNO DOMINI 2025: l’Arte è un fenomeno vittima della globalizzazione, traboccante di contaminazioni tra culture diverse, viaggia sull’onda tsunamica della rivoluzione digitale , suddita del relativismo piu’ opportunista. Tutto è fluttuante soprattutto l’identità, incessantemente mutevole, quasi inafferrabile come le immagini che scorrono a fiumi sui social, tra scarica, copia incolla e modifica , arpionate e catturate vive dalle vaganti intelligenze artificiali dei nuovi “creativi”. Un’opera d’arte ha poche ore di vita : è destinata a coltivare il bisogno transitorio di stupore che lacera masse acefale aggrappate ai cellulari, alla ricerca di un sogno passeggero per evitare la relazione con la verità delle cose. Dopo aver svolto il suo breve compito di intrattenimento , l’opera svanisce nell’oscurità di immensi archivi – clouds. Prima che l’infausto destino la colga afferriamo un’ immagine al volo, un Cristo vagamente familiare che non sa se restare o svanire, che si frammenta e scompone lentamente in molecole incerte, vacillante e umile, luminosa dissolvenza fra le tenebre.
CLAUDIO ALICANDRI si esprime in modo assolutamente personale nel redesign di un noto Caravaggio in omaggio al maestro “del cuore” : concentra nel Cristo il bagliore di una calda Luce dorata in armonico conflitto con grigi suoni metallici , sferzanti come i flagelli in mano agli aguzzini, a frantumare il chiarore di carni che si piegano mute ad accogliere il dolore.
Nato a Roma nel 1957, di umili origini, cresciuto dalla strada e dalla strada giunto ad essere artista autodidatta, proietta nelle sue opere la vera catarsi che è stata caratteristica del suo percorso di vita, complesso , sofferto, leso fin dall’infanzia, ribelle al sopruso sociale fino allo sfinimento. Anima tormentata ricerca nelle spontanee manifestazioni del paranormale vissute dall’adolescenza le vie dello Spirito che solo nella maturità si sono rese gentili verso il nuovo uomo, il CLAUDIO risorto.
Per tutti coloro che vivono traumi infantili, il varco multidimensionale della conoscenza puo’ aprirsi su versanti dolorosi, ma CLAUDIO riesce a scalare la montagna, a vincere i suoi demoni interiori.
Come Caravaggio , che fin dai suoi primi approcci pittorici egli considera suo principale maestro ispiratore , cerca la verità delle forme nel buio della coscienza, nella sporca miseria dei corpi di persone comuni, di perfetti sconosciuti, nel conflitto profondo tra la Luce fioca di una candela e il buio di una umanità dimenticata, dell’abisso.
ALICANDRI esprime la luce nelle sue opere mediante l’abile uso di colori metallici, traslucidi, riflettenti e sfocando i contorni delle forme rende labile il confine tra cielo e terra, tra male e bene, tra buio e oscurità, tra le ali di un demone e quelle di un angelo.
Lo incontriamo nel suo studio a Roma, ove si respira un’ atmosfera sospesa, come se là il tempo fosse fermo e lo spazio ospitasse un’ invisibile molteplicità di mondi eterici ; siamo circondati da opere che sembrano portarci dentro labirinti segreti, attraverso misteriosi portali. Le domande iniziano con un sorso di thè, offerto gentilmente dal maestro :
D. In quale momento della sua vita Claudio Alicandri scopre l’interesse per l’arte?”
R. “Alla fine degli anni Settanta la mia vita era la somma di esperienze difficili da gestire fin dalla prima infanzia, avevo combattuto dure battaglie per uscire dai circoli viziosi creati dalla mente e dalle gravose conseguenze della vita di strada; iniziai a disegnare per mio conto era un modo per sfogarmi, per compensare le brutture della vita, la malinconia, frequentai l’atelier di un pittore romano per avviarmi alla pittura ad olio. Visitai mostre, musei, finchè non mi imbattei in Caravaggio. Ne rimasi affascinato, studiai le sue tecniche attraverso libri che descrivevano il suo modo di lavorare. Avevo incontrato il “mio maestro”.
D. “Durante gli anni 80/90 l’arte figurativa si stava estinguendo per così dire, ultimo suo baluardo sembravano essere Sandro Chia e la Transavanguardia; in un clima di grande incertezza ed indeterminazione degli artisti d’epoca la crisi economica incalzante condizionava negativamente l’evoluzione dell’ Arte in Italia . Come ha conciliato lei , la necessità di affermarsi in una transizione così delicata?”
R. “Sono nato come artista figurativo, ed ho scelto di rimanere tale, ignorando le mode del momento ed i tentativi di condizionamento degli intellettuali di punta che prendevano posizioni contrarie ; l’arte per me è stata un modo per esprimermi e contattare me stesso in profondità, per raggiungere vette interiori e l’ho sempre fatto partendo istintivamente dalla forma , dalla figura”
D. “Qual’è stata la sua mostra più importante?”
R. “le mostre sono state tutte ugualmente importanti per me, ma se ne ricordo una in particolare è la prima nel 1989 perché fu il mio “ battesimo di fuoco”, in particolare perché in quella circostanza ebbi modo di conoscere ed apprezzare tanti visitatori, tra I quail ad esempio Mario Giordano. Gli incontri conseguenti a quella mostra mi aprirono le porte di circoli privati di intellettuali, estimatori d’arte e personaggi famosi del mondo culturale dell’epoca”
D. “Quali sono i temi, espliciti o meno espliciti che lei affronta nelle sue opere?”
R. “Nella maggior parte di esse riverso inconsciamente il riflesso interiore dei miei vissuti , o gli esiti lasciati da esperienze paranormali. Realizzo i miei lavori istintivamente e solo quando alla fine li osservo affiorano ricordi improvvisi, emozioni, sembianze, odori, ombre dimenticate da tempo. Eseguo ritratti di volti sconosciuti, semplicemente ispirato da qualcosa di sfuggente ma capace di catturare la mia attenzione a livello profondo . Scelgo i miei soggetti in modo emozionale , in quanto suggeriti da un moto del subconscio.”
D. “Quali sono le tecniche che predilige per realizzare le sue opere?”
R. “Ho iniziato con l’uso dei colori ad olio; intorno al 2000 avvertii la necessità di sperimentare nuove tecniche, così impiegai materiali di riciclo tratti dal mondo dell’edilizia e dei cantieri, fra i quali decisi di privilegiare i colori acrilici metallici perchè rendevano più di altri gli effetti luminosi che volevo realizzare. La ricerca sperimentale negli anni successivi ha trovato un esito particolare nell’incontro con Silvio Sparaci: nel 2014 fondammo il movimento del Coriandolismo, basato sulla tecnica dell’intreccio applicata a tessuti di scarto. Purtroppo la morte di Silvio interruppe bruscamente questa felice esperienza: non mi sentii di proseguire senza di lui.”
D. “Qual’e’ stato l’ostacolo più grande che ha incontrato come artista?”
R. “Il sistema dell’arte , completamente centrato sul denaro e sullo sfruttamento dell’artista; è un sistema che si serve di logiche culturali create a seconda dell’occasione che però celano soltanto logiche economiche ed opportuniste.”
D. “Ci racconti un episodio del suo cammino che ricorda con gioia”
R. “Ad uno spettacolo teatrale sono rimasto colpito dall’interpretazione di una mia amica attrice in una scena particolarmente drammatica della rappresentazione: una madre che abbraccia disperata il figlio in pericolo. Era stata così realistica che ho desiderato riprodurre la scena in un dipinto che ho intitolato “Disperazione” . Quando gliel’ho mostrato si è trovata a piangere di commozione e d’istinto ho voluto donarglielo: la sua emozione era vera quanto quella resa a piene lacrime sul palco: quel dipinto le apparteneva da dentro.”
D. “Le viene in mente un artista che stima in modo particolare?”
R. “si, si tratta dello scultore IAGO, perché nei suoi lavori percepisco una grande forza emotiva, scolpisce con maestria, con competenza e padronanza degli strumenti manuali, gli unici dei quali si avvale pur essendo attualmente disponibili i più evoluti mezzi tecnologici in materia di scultura.”
D. “Cosa ne pensa della nuova arte contemporanea derivante dall’uso di strumenti tecnologici in particolare di quella creata tramite intelligenza artificiale?
R. “Penso che con l’intelligenza artificiale l’artista venga cancellato: l’uomo ha un’anima l’Arte vera vuole anima , e una tecnologia, una intelligenza artificiale non ha anima. Sono strumenti lontani dal senso umano e spirituale dell’essere artisti. L’Arte sta degenerando in una produzione meccanica e consumistica, causa del fallimento del vero mercato dell’Arte”
D. “Se dovesse dare consigli a giovani che aspirano a diventare artisti, quali sarebbero?”
R. “Impegnarsi nella ricerca del proprio stile senza farsi condizionare, seguendo l’istinto; assecondare il senso spirituale del proprio lavoro ed evitando le maglie di un sistema dell’Arte discutibile, esibirsi in mostre personali per farsi conoscere , inserirsi ed infine affermarsi.”
Il the si è raffreddato, tra una risposta e l’altra ma si lascia bere ancora tiepido fino all’ultimo sorso.
Siamo davanti ad una complessa storia umana , toccata dalla grazia dello Spirito , il vero protettore di tutti gli artisti, , un artista che ha scelto senza compromessi di fare capo a se stesso, che ha lasciato orme proprie, fatte per chi le vorrà seguire, una traccia che porta fino al gate di imbarco del proprio viaggio, che è poi la porta di uscita dal suo studio delle meraviglie…
Il “follower” è ormai in partenza e ringrazia il maestro Claudio Alicandri per la sua disponibilità e per la rara capacità di restare fedele a se stesso, in qualsiasi circostanza, perfino sotto venti di guerra : il suo esemplare “radicamento” ispira il nostro.
“ L’ERRANTE DI CARTA”